BATTIBECK! Il peggior nemico di Luciano Moggi

battibeck359 GRADI.
Caro Battitore,
mi sembra tu suggerisca, dimmi se ho frainteso, che Lele Oriali sarebbe un ottimo testimone per la difesa di Luciano Moggi a Napoli, pronto a riferire quanto è difficile competere con il Milan e mantenersi vergini. Tanto difficile che, chiaramente, finisce che ci si sporca un po' tutti le mani. Inter compresa. Oriali potrebbe aggiungere, inoltre, qualche ulteriore dettaglio sulla credibilità del teste Franco Baldini, il diesse con la voce di Pupo e i capelli di Lapo, che nell'estate del 2006 competeva, per autorevolezza delle accuse al sistema, con Roberto Saviano.
Bene, ti ringrazio per il consiglio, ma non serve.
La deposizione di Auricchio penso abbia fugato ogni dubbio sulla scarsa serietà dell'inchiesta. E' vero: sulla questione Paparesta, già ridimensionata dallo stesso arbitro e dai due guardalinee presenti, Prioreschi avrebbe potuto essere anche più incisivo, e magari ricordare le allusioni di Meani (e le risate di Collina) riguardo al piacere del Milan ad averlo come arbitro. Ma va bene così: non bisogna cercare di stravincere, ormai abbiamo capito.
Certo è che delle telefonate degli amici di Oriali, di cui Atalanta discetta con la Zarina, non si sa ancora niente: "Qualcosa sarà sfuggita" dice il Pm. Con la deposizione di Coppola, è un 1-2 abbastanza clamoroso. Le telefonate ci sono ma non ci sono e, se volevi parlare di Inter, ti rispedivano a casa. Diciamo che è stata un'inchiesta a 359 gradi.
Vedi, tu giustamente dici: sta' attento che la Juve combatteva con il Milan, mica con l'Inter. Io dico: appunto. L'Inter mi pare abbia dimostrato piuttosto chiaramente negli ultimi quattro anni come si comporta quando combatte davvero per un obiettivo, e non sta 15 punti indietro, come nel 2005.
Sono contento che ora assaggi il Milan, lasciamelo dire. Javier Zanetti non veniva squalificato da quattro anni, e, nonostante la retorica agiografica nerassurra, con Scirea non c'entra un bel niente. Si cucchino il Milan che, racconta Auricchio, con Mediaset non c'entra un bel niente.
Vicini a Pasqua, la Roma di Ranieri mi dà un po' di agnello sacrificale, lì in mezzo..
Ah Ranieri! Quando stava alla Juve, era il moviolista preferito degli interisti. Il suo capo, Blanc, un vero Monsieur. Oggi il suo capo è Pradè, ai tempi ritenuto uno sporco moggiano. Ascoltalo sulla partita di sabato: "Abbiamo preso gol in fuorigioco netto. Poteva tagliarci le gambe, invece lo stadio ci ha trasportato. (...) Su Brighi era calcio di rigore. L'episodio può cambiare tutto, ora però godiamoci questa vittoria contro una squadra fortissima." Difficile?
Io mi guardo da tutti, ma soprattutto dai miei.

LA ROSEA ASPETTATIVA (O LA ROSEA ASPETTAVA?).
Carissimo,
tutti, tranne Moggi Luciano, sarebbero ottimi testimoni per la difesa di Luciano Moggi. Tutti. Non solo il vostro cocco. La mina vagante, per Lucianone, rimane se medesimo. Mi sono sbellicato dalle risate anch’io, a leggere la deposizione del tenente colonnello Attilio Signorsì Auricchio. Racconta Calciopoli come il nostro ex direttore generale parlava del contratto che, ricordi?, Massimo Moratti gli avrebbe fatto firmare in tempi non ancora sospetti (beati loro, quei tempi: me li presenti?). Con lo stesso candore. Con lo stesso affetto per la parola scritta, quando la «Rosea» aspettativa non configurava ancora satira politica (altro che Rosea aspettativa; la Rosea aspettava). Non dimenticherò mai, direttore Antonio Di Rosa, una doppia pagina dedicata a Moggi e Rooney (sì, Wayne: quello che ha un anno in meno di Raffele Palladino). Titolone: «Il diavolo e l’acqua santa». Naturalmente, l’acqua santa era Luciano. Quantum mutata ab illa, direbbe, della Rosea, il tuo presidente del Consiglio.
Il contratto di Moratti. O il pre-contratto. Fossero anche due righe scarabocchiate su un tovagliolo, perché Moggi non le ha mai mostrate? D’accordo, la rilevanza penale sarebbe stata, e sarebbe, pari a zero. Ma vuoi mettere l’impatto sui clienti dei Bar sport? Per tacere delle fitte procurate al sentimento popolare. Nulla, invece. Di un’arma così preziosa non parla più nemmeno il diretto interessato. Peggio per lui.
Ho letto che molti juventini sono rimasti scandalizzati dall’aver appreso che Auricchio, per ricostruire i campionati di Calciopoli, spulciasse le pagine e i tabellini della Gazzetta dello Sport. Scusa, ma dov’è il problema, o l’equivoco o, per dirla con Calderoli, la porcata? Il codice insegna che, in situazioni del genere, davanti a indagini così profonde e complicate, l’ideale sarebbe abbeverarsi alla fonte ufficiale, cioè alla Lega calcio. E bravo: chi era, all’epoca, il presidente della Lega che avrebbe dovuto fornire ai carabinieri i vari corpicini di reato, detti volgarmente tabellini? Lo sai meglio di me chi era: Adriano Galliani, vice presidente vicario e amministratore delegato del Milan Associazione (per... sorry: mi stava scappando un concetto troppo laido) Calcio. In pratica, Auricchio avrebbe dovuto sbobinare lo scandalo attraverso i nastri di un indagato. Secondo te, che non sei nato ieri, dai tabellini del Milan pubblicati dalla Lega nel periodo in cui il capo era Galliani, quanti ammoniti sarebbero scomparsi? e quanti rigori a favore gli zelanti Pigafetta avrebbero deportato in Siberia?
Credimi: non restava che un foglio «terzo»: la Gazzetta dello Sport. Con i suoi errori e i suoi tesori. Ti faccio una domanda. Scoppia Calciopoli in Francia, tu sei l’Auricchiò invitato a fare luce. Devi verificare alcuni espulsi, certi risultati, determinati arbitri; ça va sans dire, sfoglieresti L’Equipe. E mica te ne vergogneresti. O sbaglio? Carissimo, a mettere i in fila tutte le gaffe di Lucianone, si rischia di perdere la testa e rivalutare l’Auricchio di «Il Milan, con Mediaset, non c’entra un tubo». Riassumo per tua comodità; 1) la telefonata in cui annuncia il sequestro di Paparesta (non sapeva di essere intercettato, ma insomma...); 2) il fantomatico (pre)contratto firmatogli da Moratti; 3) la deposizione spontanea, a Napoli, in cui dichiara, papale papale, «Io non attacco il Milan ma» (complimenti, non attaccarlo!); 4) l’exploit notturno da Piero Chiambretti da cui emerge che «io e Moratti combattevamo la stessa battaglia» (contro la Spectre di Galliani).
In sintesi: Auricchio crea, Moggi disperde. Avvocato Prioreschi, ci pensi lei. A Napoli ho già perso tre volte di fila: può bastare, non trova?
Il Battitore Libero

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Tutti pazzi per Mogginho
Paolilli e Paolucci
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Il Dottor Moggi e Giuseppe Murino
Sei Giacinto o Massimo?
Lapopoli
Attenti al Milan!